Il mondo è una selva di simboli. Visioni, suoni, corpi, volti, avvenimenti, gesti, azioni, stimoli: un labirinto di possibilità di contatto, che aspetta di essere esplorato. Avventurarsi per i suoi corridoi è un’impresa che può spaventare, richiede una costante apertura all’incontro, una spietata tensione a mettersi in gioco, un’accettazione delle proprie potenzialità e dei propri limiti. Richiede infine di aprirsi alla possibilità della gioia e della scoperta e di realizzare che la nostra felicità passa attraverso (dipende da) quella degli altri. Il corpo e la sua presenza sono lo strumento per questa traversata, un veicolo dato sempre per scontato.
La relazione con le due infinite diramazioni costituisce il fulcro dell’esperienza. Dalla nascita ciascuno di noi è sommerso da infinite connessioni con ciò che ci circonda, il mondo che ci attraversa. Il teatro pone al centro dei suoi processi la persona e il suo agire, con i suoi limiti, ma anche con i suoi rilanci, nel tentativo di creare uno spazio di condivisione continua in cui sentirsi liberi di esprimersi senza temere il giudizio altrui.
Per otto mesi un gruppo di ragazzi sì è incontrato per frequentare questo luogo: attraverso l’esperienza del corpo e della voce, attraverso il contatto con l’altro hanno esplorato le proprie possibilità e scoperto prospettive nuove con la quale guardare a se stessi e alle proprie relazioni, imparando ad ascoltarsi e ad ascoltare.
I ragazzi hanno affrontato con estremo coraggio e determinazione i propri timori e le proprie insicurezze, arrivando a costruire una performance dal vivo andata in scena a Teatro Akropolis all’inizio dell’estate.
Ma lo spettacolo è solo la superficie di uno spazio che si sviluppa verso distanze e profondità ben più vaste. Dopo la messa in scena i ragazzi hanno deciso di continuare a incontrarsi, continuando a condividere il vero teatro, un luogo che non si trova sulla scena, ma dietro di essa.
Autore: Alessandro Romi