Cooperativa / Associazione

Il nostro pensiero

Esplorare i talenti

(…) Alcune persone con disabilità hanno difficoltà con le forme tradizionali di espressione (…) Le loro reali risorse e le loro vere IDENTITÀ possono rimanere in questi territori inesplorati del talento. (…)
“Fuori di testa”
KEN ROBINSON 

Divers-abilità: il nostro pensiero

Usiamo il termine DIVERS-ABILITÀ perché abbiamo riconosciuto abilità diverse ogni volta che abbiamo colto la sfida di inoltrarci nei “territori inesplorati del talento” (…)
Basterebbero queste poche righe per dare la dimensione del nostro pensiero, che più che un pensiero è un’attitudine in divenire nata dalla curiosità e dall’ascolto.
Curiosità ed ascolto ci hanno guidati nel disvelare possibilità ed emozioni, ci hanno portati oltre i preconcetti, le teorie, le prassi.
E allora proviamo a sistematizzare questa filosofia.

 

S’IMPARA A VIVERE VIVENDO
È nel territorio, è tra le associazione che lo abitano, è tra la comunità, è nella strada che si percorre quotidianamente (e straordinariamente), che si manifesta la relazione.
Abbiamo sempre rifiutato contesti chiusi, mentre abbiamo sempre sfruttato i contesti reali di vita per sperimentare, provare, cimentarsi.
L’unica possibilità, perché un acquisizione sia davvero tale, è viverla continuativamente.
È il significante che da valore ai gesti.

RELAZIONE E CONFLITTO SONO FONDAMENTALI
Perché pensare alla disabilità come un età indefinita relegata al piano infantile della relazione?
Perché non sperimentare relazioni complesse, ascoltare le emozioni, condividere fatiche, raccontarsi l’affettività, progettare il futuro?
Apertura e relazione sono opportunità continue di crescita, ma l’immaginario comune conduce a una visione limitata delle reali possibilità che esistono nella diversabilità, per timore, per incertezza nel futuro.
Ma inclusione significa cambio del paradigma sociale, è la “normalità” che va contaminata, non la diversità normalizzata.

ADULTITÀ E AUTONOMIA
L’adultità non è una fase preclusa alle persone con diversabilità cognitiva e relazionale. Il tempo non regala eterna giovinezza, a nessuno.
E allora perché non iniziare ad immaginare comunità in grado di accogliere diversità neuronali? Costruire un futuro basandolo sull’autonomia e sul “si può fare”? che a differenza del “non può riuscirci” porta con sé un percorso, ed è quel percorso che fa la differenza.
L’autonomia è un acquisizione che inizia alla nascita di ciascuna persona.

 NON C’È BISOGNO DI TERAPIA PERENNE
Perché l’equitazione per chi è portatore di diversabilità si chiama ippoterapia? Perché la pittura arte-terapia? Perché il teatro teatroterapia?
Più semplicemente cavalcare, dipingere, recitare non possono essere ciò che sono, adattandosi alle diversità, come del resto lo si fa in maniera implicita?
Un ritardo cognitivo, un diverso funzionamento neuronale, sono davvero sovrapponibili alla persona, e quindi ai suoi bisogni e piaceri?
Crediamo di no.
Crediamo che la terapia presupponga una cura. Non abbiamo bisogno di cure ma di conoscere le persone nelle loro differenze e cercare con loro il benessere.

 

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