Le Parole di Areté – Capitolo 4:
A di Autonomia
Cosa significa Autonomia?
Nel linguaggio comune s’intende il “cavarsela da soli”… il vocabolario Treccani riporta questa definizione: << capacità di provvedere da sé alle proprie necessità >>. Se provo a scendere maggiormente in profondità, mi accorgo però di non potermi ritenere autonoma! Se si rompe la macchina non riesco da me a provvedere alla necessità di aggiustarla. La verdura e la frutta sul mio tavolo non provengono da azioni autonome, così come il maglione che indosso non è stato realizzato da me.
E allora il termine autonomia non è più così “semplice” ma rivela piano piano la sua complessità.
Forse “autonomia” non fa rima con “autosufficienza”, ovvero la capacità di essere sufficienti per se stessi, ma forse si accorda meglio con “richiesta”, “domanda”, “relazione” … perchè nella necessità e nella conseguente richiesta scopriamo di essere tutti interdipendenti, in relazione. Allora è il nostro essere sociali che ci rende autonomi, è l’interdipendenza che permette di soddisfare le necessità. Se leggiamo in questo modo la parola autonomia allora cambia il riverbero che risuona, e da rigido dogma di abilità e autosufficienza, diventa la possibilità dentro la relazione.
Forse è per questa ragione che abbiamo deciso di non calendarizzare appuntamenti precostituiti nelle nostre proposte, ne di organizzare eventi senza che siano gli stessi ragazzi a proporlo e quindi attivarsi. Pazienza se non si organizzerà una festa di Halloween, la mancanza farà sorgere il desiderio, il desiderio instillerà la domanda, la domanda avrà una risposta, e nella relazione e nello scambio si darà vita al desiderio.
E’ nata così la nostra festa di Natale, anzi l’Aperinatale come è stato chiamato.
Dal volantino agli inviti, dall’organizzazione della serata, alla scelta di cosa preparare da mangiare e di quanto chiedere per coprire le spese, ogni passaggio non è stato “deciso” ma condiviso.
Le persone adulte con disabilità cognitiva e/o relazionale, non sono bambini da intrattenere, soggetti a cui occupare il tempo. Le persone sono risorse, ed hanno un progetto.
Carlo Lepri scrive:
“Come si può diventare adulti vivendo in luoghi senza tempo, all’interno di relazioni che privilegiano le logiche della protezione, della sicurezza, della custodia rispetto a quelle dell’autonomia, dell’autodeterminazione e della realizzazione del progetto personale? Non è forse il persistere di questi luoghi uno dei segni più evidenti della difficoltà a superare rappresentazioni che, nei loro effetti, contribuiscono a rafforzare la convinzione che il mondo degli adulti debba rimanere tabù per le persone con disabilità?” (…)
Carlo Lepri, Diventare grandi. La condizione adulta delle persone con disabilità intellettiva, Erickson editore, Trento, 2020